Architettura “BRUTALISTA” a Napoli. Complesso del Secondo Policlinico

Sabato in occasione dell’evento “Open House Napoli ” ho partecipato al percorso : Il “ Brutalismo a Napoli – Il Secondo Policlinico”. Ero curiosa di guardare con occhi diversi un luogo che conosco bene.

BRUTALISMO a Napoli : Il Secondo Policlinico di Napoli

Visitare un complesso ospedaliero potrebbe sembrare, ai più, una stranezza, soprattutto in questi tempi di Covid, ma l’idea degli organizzatori di Open House, che condivido, è quella di far avvicinare le persone al mondo dell’architettura. 

Si vuol far comprende quanto un edificio possa essere considerato espressione, al pari di un vestito che si indossa, di uno stile di vita di un’intera comunità in un determinato momento storico.

Ancora oggi gli archeologi studiano i resti di edifici per capire i sistemi di vita di popolazioni ormai estinte.

Diventa scontato, allora, domandarsi : se la storia di un luogo sopravvive anche grazie ad un edificio, perché non approfondire gli episodi di un “recente passato” , magari attraverso l’architettura dei palazzi che ci circondano e che frequentiamo giornalmente?

Oggi l’attenzione non è più solo sugli edifici storici, ma anche su quelli moderni, che, utilizzati per la funzione per cui sono stati costruiti, non solo sono vissuti nella quotidianità lavorativa e sociale, ma sono anche funzionali a diventare attrattori turistici contribuendo alla crescita di un territorio.

Brutalismo_Secondo Policlinico Napoli_ LuogoLungo

IL BRUTALISMO

Il Brutalismo è una stile architettonico che si diffonde in Europa dal XX secolo. Il termine deriva dall’espressione francese béton brut (cemento grezzo) e indica il materiale che maggiormente viene utilizzato.

L’architetto più rappresentativo di questo movimento è stato lo Svizzero Le Corbusier che definiva: “L’architecture, c’est, avec des matières brutes, établir des rapports émouvants “.

Lo stile del brutalismo è stato molto criticato e spesso definito BRUTTO. BRUTTO non solo per assonanza, ma perché troppo grigio, troppo imponente, troppo rigoroso. BRUTTO perché è lo stile utilizzato nell’edilizia sociale, spesso in periferia o per le grandi infrastrutture di stato come Municipi, Biblioteche, Scuole e Ospedali.

Oggi siamo in una fase di rivalutazione del brutalismo. C’è una rinascita all’utilizzo di tale tecnica architettonica anche nell’edilizia privata.

C’è un ritorno al brutalismo per motivi emotivi

Ci sono, da un lato , una nicchia di architetti e di associazioni, come il MoMa di New York, che difendono queste strutture in quanto gli riconoscono sia la capacità di aver influenzato progetti moderni, sia perché sono edifici portatori di espressività sociale.

Queste associazioni spingono affinché gli edifici brutalisti, sparsi nel mondo, vengano risanati piuttosto che destinati all’abbandono o all’abbattimento.

L’altra “emotività” è legata ad una strana alchimia che si è creata tra brutalismo e fotografia. Intorno a questi edifici “brutalisti” c’è un’accattivante eco mediatico, amplificato dalla pubblicazione di foto sul web.

Si è scoperto che gli edifici in stile brutalista sono fotogenici!

Oggi ci sono tantissime pubblicazioni, riviste e pagine di social network dedicate al brutalismo. Vi segnalo una tutta napoletana su instagram che è @obrutalism_naples

BRUTALISMO a Napoli: IL SECONDO POLICLINICO

Il Nuovo Policlinico che nel 2003 cambia il nove in Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II è sempre stato, contemporaneamente, sia un luogo di studi che un luogo di cure e per chi è del Rione Alto anche circuito per runners 😉

Oggi il complesso ospedaliero mantiene attive la triplicità delle sue funzioni native : Ospedale, Università e Polo di Ricerca.

STORIA

La costruzione dell’intero complesso, a cui si pensa alla fine degli anni ’60, nasce dall’esigenza di sostituire gli edifici, della vecchia e malandata Università di Medicina sita al centro di Napoli, con i nuovi padiglioni.

Tutto prende inizio con la pubblicazione del un bando di concorso redatto dall’Ing. Corrado Baguinot. Il concorso lo vince una squadra di architetti capitanata da Carlo Cocchia, che presenta un progetto a monoblocchi seguendo le regole del brutalismo:

  • Forme degli edifici massicci con superfici che sembrano non finite
  • Struttura degli edifici semplice e lineare
  • Piccole aperture in relazione alle superfici perimetrali dell’edificio.

Il Nuovo Policlinico venne costruito in tempi relativamente brevi. Il cantiere durò dal 1964 al 1971.

Interessante il racconto della guida sullo scambio epistolare, a toni polemici, tra  Baguinot e Croccia. Le lettere sono state pubblicate sulla rivista Casabella n. 356 del 1971. I due disquisirono sulle tecniche di progettazione per rivendicare ciascuno la paternità dell’intera opera.

La risposta interessante la diede il direttore Mendini scrivendo un lungo editoriale in cui diceva che la diatriba tecnica era poca cosa di fronte al fatto che fosse stato approvato un progetto che non avrebbe migliorato la didattica, ma anzi era un opera già vecchia.

Con il progetto del Secondo Policlinico si portava avanti un’organizzazione universitaria smembrata in facoltà ed istituti nonostante, in altre zone d’Italia, si erano riformate le Università di Medicina collocandole, in maniera pratica, in un unico monoblocco architettonico.

Di fatto la sostituzione dei padiglioni vecchi con quelli nuovi del Secondo Policlinico non è mai avvenuta. Anzi si è creata una duplicazione della Facoltà di Medicina.

Questa è una storia di politica, di professori/medici e di interessi economici che in questo racconto c’entrano poco.

400.000 mq di superficie  

Il complesso ospedaliero del secondo Policlinico si estende su circa 440.000 mq di superficie e va ad affiancare le altre strutture ospedalieri presenti in zona.

Il Secondo Policlinico comprende 21 padiglioni multi piani. Un Centro Direzionale con l’ Aula Magna, l’Istituto di Anatomia, la Torre Biologica e la Casa degli Studenti . Un complesso che imita, a mio avviso, i campus universitari americani.

I Padiglioni hanno tutti le stanze di cura rivolte al Sud. I servizi, invece, sono posti al Nord per permettere ai degenti di usufruire di più ore di luce. Le finestre sono ad intervallo con tre livelli di altezza per permettere la vista  da in piedi, da seduto e da allettato.

In basso di ogni Padiglione ci sono blocchi ai piani terra adibiti ad uffici per le attività amministrative e tutto il comprensorio e collegato tramite una galleria sotterranea progettata per differenziare i percorsi pulito-sporco.

L’EDIFICIO di ANATOMIA è quello che mi ha più entusiasmato: luce che entra nell’oscurità.

L’AULA MAGNA è stata rinnovata da poco e la bellezza sta nella sua semplicità e dal colore bianco più che delle linee a sbalzo.  

Aula Magna Secondo Policlinico

TORRE BIOLOGICA

L’edificio che tutti notano anche dall’esterno è la Torre Biologica che con i sui 74 metri e 21 piani è uno dei grattacieli di Napoli. Al suo interno ci sono dipartimenti di ricerca. La Torre Biologica è un parallelepipedo nero con una facciata continua nel quale si intervallano finestre di varia grandezza e strisce rosse a contrasto, saliamo al 18 piano e da li c’è Napoli a 360°.

Infine c’è la CASA dello STUDENTE, un edificio la cui forma stravagante sembra ricopiare le ali di una farfalla.

È l’unico edificio abbandonato perchè ha un problema di infiltrazioni. Sarebbe bello se si pensasse di recuperarlo e di convertirlo in Centro Sportivo andando così a colmare una mancanza enorme per il Rione Alto e di trasformare il BRUTALISMO in funzionalità.Vi lascio le foto scattate esclusivamente con il cellulare che testimoniano il contributo degli architetti napoletani alla corrente del brutalismo.

Brutalismo Napoli_Casa dello studente_luOgoluNgo

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Esther

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